Di anno in anno i dati diventano una risorsa sempre più cruciale, capaci di giocare un ruolo chiave a livello economico e in tutta la società. Per poterli sfruttare al meglio, tuttavia, bisogna prima saperli raccogliere, immagazzinare e gestire, tutti compiti che i Data Architect sono in grado di fare.
La figura dei Data Architect, non a caso, sta diventando molto centrale all’interno delle grandi organizzazioni, specialmente in quelle che vogliono utilizzare i dati al fine di ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai loro concorrenti.
Se ti affascina quindi l’idea di comprendere meglio che cosa fa un Data Architect, dove lavora ma soprattutto cosa studiare per diventarlo, allora ti basterà solo continuare a leggere per trovare una risposta approfondita a tutte queste domande.
Cosa fa un Data Architect?
Un Data Architect, o architetto dei dati, è il professionista incaricato della progettazione, della creazione e della gestione dei sistemi informatici all’interno dei quali vengono conservati i dati.
Si può quindi dire in parole semplici che un Data Architect è colui che si occupa della creazione e dell’aggiornamento dei data base, per far sì che questi siano sempre fruibili in modo efficiente e sicuro da tutti coloro che hanno diritto a poterli consultare.
In realtà non basta una spiegazione così generica per descrivere nel particolare le enormi responsabilità e i compiti che ha un architetto dei dati. Ancora prima di progettare un sistema informatico, infatti, i Data Architect devono interfacciarsi con i clienti in modo da comprendere al meglio le loro necessità, per poi studiare la situazione e solo successivamente iniziare la fase di elaborazione vera e propria.
Tra le varie cose che fa un Data Architect ci sono quindi:
- La definizione delle funzionalità che dovrà avere il sistema informatico per la conservazione dei dati, anche attraverso il confronto con il cliente.
- La progettazione della struttura del sistema, che include lo studio del modo in cui i dati verranno catalogati e del percorso necessario per “raggiungerli”.
- Il monitoraggio del processo di creazione dei database, coordinando il lavoro con gli altri membri del team.
- L’elaborazione delle strategie per garantire la massima sicurezza dei dati.
- L’aggiornamento dei sistemi, proponendo soluzioni innovative per migliorare l’efficienza del sistema.
Tra i professionisti con cui il Data Architect si interfaccia costantemente ci sono specialmente i Software Architect, i Cloud Developer e spesso anche i Cyber Security Specialist. Questi ultimi sono di fondamentale supporto per testare la sicurezza dei sistemi, individuando in tempo eventuali falle che potrebbero compromettere l’incolumità dei dati sensibili.
Non a caso uno degli aspetti cruciali del lavoro di Data Architect è proprio la fase di aggiornamento. A volte si tende infatti a tralasciare tale aspetto, che è in realtà essenziale per mantenere sempre incolume ed efficiente l’intero sistema.
Da citare è poi anche il rapporto di collaborazione con i Data Analyst, che come suggerisce il nome sono coloro incaricati dell’elaborazione dei dati raccolti, utilizzabili poi per diversi fini. Il loro lavoro si svolge anche tramite l’utilizzo e l’estrapolazione dei dati presenti nelle infrastrutture create dai Data Architect. Di conseguenza, dunque, è comune che molti degli input e delle proposte di aggiornamento possano essere suggerite direttamente da chi si occupa dell’analisi dei dati.
Sbocchi lavorativi
Gli sbocchi lavorativi per i Data Architect comprendono principalmente grosse realtà aziendali che hanno la necessità di gestire quantità di dati altrettanto abbondanti. L’elaborazione dei sistemi informatici per la gestione dei dati può dunque essere fatta per conto dell’azienda stessa, ma anche per aziende terze che commissionano il lavoro.
In generale dunque un Data Architect si ritroverà sempre a lavorare all’interno dei reparti IT, di realtà che però possono appartenere a diversi ambiti.
Tra le realtà in cui un Data Architect può lavorare ci sono:
- Le grosse aziende di Tecnologia, inclusi colossi come Google, Microsoft o Meta
- Le organizzazioni sanitarie, specialmente per ciò che riguarda la raccolta e la catalogazione delle cartelle cliniche dei vari pazienti.
- Le agenzie governative, per sviluppare servizi utili agli uffici della pubblica amministrazione.
- Il settore dei media e delle telecomunicazioni, che necessitano di architetture di dati complesse anche a fini di marketing, per comprendere le preferenze del pubblico.
- Le aziende manifatturiere, per le quali un buon sistema informatico può fare la differenza nella gestione più ottimizzata di tutta la supply-chain.
- Le banche e le società di assicurazione, dove l’aspetto della sicurezza e della privacy assumono un particolare rilievo.
A seconda della realtà con la quale ci si ritrova a contatto, cambiano dunque anche le funzionalità che ogni singolo sistema dovrà avere, cosa che spiega dunque perché, come vedremo tra poco, per diventare un Data Architect è richiesta sempre molta esperienza.
Come diventare un Data Architect
Per diventare un Data Architect la parola chiave è “pratica”. Questa è infatti una professione che si apprende tantissimo attraverso l’esperienza diretta in prima persona, fatta sia tramite simulazioni che direttamente sul campo.
Ciò non toglie che anche lo studio sia essenziale, non solo all’inizio della carriera da Data Architect, ma anche durante il suo proseguimento. Sotto questo punto di vista non esiste un percorso prestabilito per ottenere la qualifica di Data Architect, anche se alla base di trova sempre una buona scuola di informatica.
Per diventare un Data Architect bisogna avere delle competenze approfondite in:
- Struttura e funzionalità dei Database
- Linguaggi di programmazione (es. SQL, Python, Java)
- Tecniche di Cloud Computing
- Gestione della sicurezza dei dati
- Data Modeling
Tali competenze possono essere apprese durante appositi corsi di studio rivolti ai neo-diplomati, come l’università o gli ITS, ossia Istituti Tecnologici Superiori, tramite l’iscrizione a corsi come l’ITS Network & Cloud o l’ITS Software Architect.
Corsi professionali post-diploma come questi consentono di ottenere nel giro di due anni un diploma tecnico, ma soprattutto di frequentare laboratori e stage in azienda da svolgere in affiancamento a Data Architect professionisti. A differenza di chi opta per l’università, dunque, questa scelta può offrire un grande vantaggio dato che dà la possibilità di iniziare ad arricchire il proprio curriculum con delle esperienze concrete.
Studiare e fare pratica per diventare Data Architect, tuttavia, sono due elementi che da soli non sono sufficienti. Un architetto dei dati deve anche essere una persona intraprendente, capace di relazionarsi con i clienti e con tutti i membri del team, gestendo anche il presentarsi improvviso di situazioni critiche.
Pertanto tra le competenze trasversali richieste ai Data Architect ci sono:
- Problem Solving
- Ascolto attivo
- Leadership
- Attenzione ai dettagli
- Gestione del cambiamento (nello specifico in rapporto all’evoluzione molto veloce della tecnologia)
Completa poi il tutto anche la conoscenza dell’inglese, con un focus sui termini specifici del settore. Raggiungere almeno un livello B2 è fondamentale per diventare un Data Architect vista l’esigenza di interfacciarsi talvolta con clienti e altri professionisti provenienti potenzialmente da qualsiasi parte del mondo.
Quanto guadagna un Data Architect? Ecco lo stipendio medio
Il lavoro di Data Architect è decisamente ben remunerativo fin dal primo anno di impiego, con una media più alta rispetto a tante altre professioni digitali del settore IT.
Un Data Architect in Italia guadagna in media circa 43 mila euro l’anno. Il primo stipendio generalmente non è mai inferiore ai 27-30 mila euro e tende a crescere in breve tempo nel corso del tempo fino a superare i 60-70 mila euro annui.
Le aziende in cui la paga è più alta sono generalmente quelle del settore assicurativo e bancario, che offrono ottimi compensi. Allo stipendio base vanno poi inoltre aggiunti una serie di ulteriori benefit che possono includere buoni pasto, premi di produzione o commissioni, il cui valore totale annuo può arrivare in media a 3 mila euro.