5 professioni per lavorare con i social (a tempo pieno)

Sommario Professioni per lavorare con i social

Forse complici i guadagni impressionanti di alcuni influencer, oggi sono sempre di più le persone che cercano un modo per iniziare a lavorare con i social.

La prospettiva di avere un lavoro dinamico, creativo e che in alcuni casi permette di muoversi e a viaggiare in giro per il mondo, infatti, è decisamente intrigante. Tuttavia non esiste solo la professione di influencer, così come trovare un’occupazione nel settore è non è il frutto di una fortuna improvvisa.

Alcuni di queste lavori li avrai sicuramente già sentiti nominare, mentre altri siamo certi che ti saranno del tutto nuovi o comunque poco conosciuti. Nel prossimo paragrafo ti elenchiamo quindi quali sono, insieme a qualche consiglio che ti potrebbe tornare utile per il tuo futuro.

Ecco 5 professioni per lavorare con i social

Elenco delle professioni per lavorare con i social

All’interno della costellazione dei lavori digitali ce ne sono molti che portano chi li svolge a doversi interfacciare più volte al giorno con le piattaforme social. Alcuni di questi, però, sono caratterizzati dal fatto di dipendere quasi “esclusivamente” dall’esistenza di Instagram, Facebook, TikTok e simili.

Le 5 principali professioni che permettono di lavorare con i social sono: 

  • Social media manager
  • Growth hacker
  • Community manager
  • Influencer
  • ADV specialist

Se sceglierai una di queste carriere, allora puoi essere certo che i social diventeranno il centro principale delle tue giornate lavorative. Nella pratica, infatti, queste professioni difficilmente potrebbero esistere senza i social. E anche qualora esistessero, verrebbero comunque svolte in una maniera completamente differente rispetto a come viene fatto ora.

Ma cosa comportano tali lavori? Quali sono le mansioni correlate e le nozioni che bisogna conoscere per iniziare a svolgerle? Andiamo subito a vederlo punto per punto, con indicazioni pratiche sulle scuole da frequentare e sulla retribuzione media.

Social media manager

Le professioni per lavorare con i social Il social media manager

Siamo certi che il social media manager è la prima professione che ti è venuta in mente pensando a come lavorare con i social. Non a caso il compito del social media manager è proprio quello di gestire i profili social per conto di terzi, che possono essere sia persone fisiche, che enti o aziende.

Per imparare a fare questo lavoro esistono diversi corsi, molti di questi disponibili online. Non tutti però non rilasciano certificazioni, affrontando gli argomenti in maniera sbrigativa. Ecco perciò spiegato perché se si punta a diventare un social media manager professionista è meglio optare per l’università o per altri corsi post-diploma riconosciuti dal Miur.

In particolare quelli come l’ITS Digital Marketing risultano particolarmente apprezzati anche dagli stessi datori di lavoro grazie alla loro capacità di fornire numerose nozioni pratiche, oltre che teoriche. Per intraprendere una carriera con i social non bisogna solamente imparare a utilizzare le diverse piattaforme esistenti (Instagram, Facebook, TikTok, LinkedIn).

Un buon social media manager deve anche conoscere: 

  • Le procedure di montaggio video
  • Le tecniche post-produzione fotografica
  • Le regole del copywriting
  • I metodi dello storytelling
  • Le regole per l’analisi dei dati

Un peso importante è dato inoltre anche dal proprio portfolio, in particolare dal bagaglio di risultati che si è riusciti a ottenere tramite degli account gestiti personalmente. Il portfolio deve perciò essere allegato al proprio curriculum perché aumenta la possibilità di trovare lavoro. Se si è agli inizi e non lo si possiede ancora, è allora possibile valutare l’apertura di uno o più profili su una piattaforma a propria scelta dove iniziare a mettere in pratica le nozioni studiate.

Va inoltre detto che non tutti i social media manager lavorano come dipendenti presso agenzie di comunicazione o aziende. Molti, solitamente dopo aver accumulato alcuni anni di esperienza presso altre realtà, scelgono la strada della libera professione, aprendo una partita IVA e gestendo in maniera autonoma i propri clienti.

La retribuzione di un social media manager può quindi variare notevolmente in base a notevoli fattori, ad esempio se si è dipendenti, partite IVA o all’anzianità accumulata nel ruolo. In Italia lo stipendio medio di un social media manager a fine 2023 risultava essere di circa € 45.000, tenendo conto però di valori minimi di appena € 500 per le posizioni da stagisti a € 2.000 per social media manager senior.

Growth hacker

Le professioni per lavorare con i social il growth hacker

Quella del Growth hacker è una carriera decisamente particolare, legata in generale a tutto il mondo del digital marketing ma con un legame molto forte con i social media. Il Growth hacker ha infatti il compito di ideare, gestire e monitorare delle strategie di crescita che permettano alle aziende di raggiungere determinati obiettivi, tra cui un numero maggiore di interazioni e vendite.

Si tratta perciò di un ruolo che comporta una grande responsabilità, che cresce proporzionalmente anche in base al budget che viene investito nel raggiungimento dei risultati prefissati. Per poter svolgere il lavoro al meglio bisogna quindi avere delle competenze ampie e varie in ogni settore del marketing digitale.

In particolare i Growth hacker devono conoscere perfettamente le tecniche:

  • Advertising
  • Web Design
  • SEO
  • Email marketing
  • Design
  • Community Management
  • Data Analysis
  • … e naturalmente di Social Media Marketing

Nella maggior parte dei casi il Growth Hacker si trova infatti a lavorare con i social, un aspetto che in ogni strategia di crescita non può mancare. In molti progetti rappresenta persino il settore principale sul quale si lavora, motivo per cui questa potrebbe essere un’ottima carriera da prendere in considerazione se si ama l’idea di interfacciarsi quotidianamente con Instagram, TikTok o altre piattaforme.

A differenza di un social media manager, tuttavia, il Growth Hacker non si occupa personalmente della pubblicazione dei contenuti, ma delega ai membri del suo team questo aspetto per concentrarsi unicamente sul lato strategico, trovando i punti di incontro con gli altri canali di comunicazione, come il sito web o le newsletter.

La professione di Growth Hacker è quindi consigliata a chi ama il lavorare con i social, ma vuole occuparsi anche di altri aspetti mettendo in campo delle conoscenze multidisciplinari. Inoltre è un ruolo adatto a chi predilige la parte strategica rispetto a quella operativa, a chi non teme la pressione e a chi ha la leadership giusta per coordinare il lavoro all’interno di gruppi di lavoro ampi.

Ovviamente tutte queste competenze non si possono apprendere dall’oggi al domani. Il primo passo spesso è rappresentato dall’iscrizione ad appositi corsi come lITS Omnichannel Communication Specialist, in grado di dare una visione generale su tutto il mondo del marketing digitale. A ciò segue poi un lungo percorso in aziende o in agenzie di comunicazione. Soltanto dopo aver accumulato alcuni anni di esperienza si è pronti per prendere il primo incarico come Growth Hacker.

Il tempo da investire in questo percorso è perciò decisamente lungo, ma ben ripagato. Un Growth Hacker mediamente ha uno stipendio di partenza di €40.000/50.000, che nel caso di progetti ad alto budget può tranquillamente superare i €100.000 l’anno.

Community manager

Le professioni per lavorare con i social il community manager

Il community manager è un professionista che lavora un po’ in ombra, nonostante il suo operato sia sotto gli occhi di tutti. La sua figura si nasconde infatti dietro a una maschera rappresentata dal nome utente dei profili social di cui si occupa.

Il ruolo del community manager è quello di gestire e moderare le interazioni delle community online, ad esempio rispondendo ai commenti pubblici o ai messaggi privati e facendo rispettare le regole di un corretto comportamento. Nel farlo deve inoltre avere sempre cura di mantenere una forte coerenza con il tono di voce del cliente che rappresenta, in modo che  agli occhi del pubblico la comunicazione risulti sempre lineare.

Inizialmente il community manager svolgeva la sua professione sui forum o sui blog. Oggi la richiesta delle sue competenze si è spostata quasi interamente sui social network, in particolare su Instagram, Facebook e TikTok. Qui il suo contributo risulta fondamentale per il mantenimento della buona reputazione dei brand e per il monitoraggio dei bisogni degli utenti.

Per diventare un buon community manager quindi non basta avere un’ottima conoscenza delle dinamiche del mondo social, acquisibili anche attraverso corsi professionali post-diploma pertinenti all’ambito, ma è necessario avere anche una naturale predisposizione a interfacciarsi con gli altri.

Un community manager deve perciò sviluppare le seguenti soft-skill:

  • Empatia
  • Problem Solving
  • Propensione all’ascolto
  • Autonomia
  • Capacità comunicativa

A tutto ciò va naturalmente aggiunta una buona dose di pazienza, immancabile soprattutto qualora si debbano gestire momenti di criticità tra cui le temibili “shitstorm”, la cui traduzione letterale da già bene un’idea di che cosa si tratta.

Nonostante questo il lavoro di community manager ha molti lati positivi. Oltre ad avere una retribuzione media di circa €30.000 l’anno, è una di quelle professioni che può tranquillamente essere svolta da remoto. Molti community manager infatti sono nomadi digitali e approfittano della possibilità di lavorare in smart working per girare il mondo, visitando diversi paesi. L’unica cosa da tenere in conto sono le limitazioni derivanti dal fuso orario, ma a prescindere da ciò lavorare con i social facendo il community manager è sicuramente un’ottima scelta se si vuole trascorrere buona parte del proprio tempo libero viaggiando.

Influencer

Le professioni per lavorare con i social influencer

Ormai l’associazione tra il lavorare con i social e gli influencer è praticamente automatica. Stando alle definizioni presa direttamente dalla Treccani, un influencer è “un personaggio, popolare nei social network e in generale molto seguito dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico”. Ma come si diventa, in pratica, un influencer? E soprattutto da dove derivano i suoi guadagni?

Ed eccezione dei personaggi diventati famosi tramite altri canali di comunicazione, come il cinema e la tv, le persone che hanno ottenuto la popolarità direttamente grazie ai social hanno tutti un aspetto in comune: si rivolgono a una nicchia ben specifica.

Chi svolge la professione di influencer, infatti, si concentra solitamente su un settore in particolare parlando alle persone interessate all’argomento. L’argomento in questione può essere inerente al campo della moda, del cibo, del giardinaggio, del fitness o altro ancora. Ciò che più conta per differenziarsi dalla massa è l’avere una caratteristica particolare o una filosofia di vita che ci rende unici, a cui si unisce la costanza nella pubblicazione e la qualità e l’utilità dei contenuti proposti.

In tutto questo bisogna inoltre tenere in considerazione il fatto che i contenuti devono sempre adattarsi alla piattaforma e al pubblico a cui ci si vuole rivolgere. Chi parla di cucina italiana su Facebook rivolgendosi a un pubblico di mezza età non lo farà sicuramente nello stesso modo rispetto a chi utilizza TikTok per insegnare ricette della tradizione agli adolescenti.

Ecco perché per diventare un influencer e lavorare con i social a tempo pieno non bisogna mai improvvisare. Proprio per tal motivo chi proviene da corsi di Digital Marketing o di Omnichannel Communication sarà sicuramente avvantaggiato perché avrà già studiato nei dettagli le dinamiche di queste piattaforme. Inoltre sarà già a conoscenza degli strumenti di editing foto-video e delle tecniche di narrazione per la vendita.

La maggior parte dei proventi di un influencer, infatti, deriva proprio dalle vendite di prodotti o servizi. Se la propria strategia di posizionamento non è progettata nel dettaglio, allora difficilmente funzionerà e non si riuscirà a farsi strada nel settore.

Percentualmente la fetta più grande degli influencer lavora tramite collaborazioni, sponsorizzando le offerte di altre aziende e ottenendo dei guadagni fissi precedentemente concordati tramite un contratto o su provvigione in base alle vendite derivanti dalle attività pubblicitarie (tracciate spesso con codici sconto).

La restante e minor fetta degli influencer guadagna invece dalla vendita di prodotti o servizi propri, ossia appositamente creati da loro. Per arrivare a ciò bisogna sicuramente avere un personal brand forte, con un seguito di pubblico fidelizzato. Un esempio a tal proposito possono essere i libri pubblicati a proprio nome, i programmi di allenamento, i viaggi organizzati o il commercio oggetti di artigianato.

Le possibilità di monetizzazione sono perciò illimitate, motivo per cui non è possibile stabilire una media precisa della retribuzione. Un influencer agli inizi può a malapena guadagnare qualche centinaio di euro all’anno, che possono però poi diventare oltre €10.000 al mese, se non ancora di più. Tutto dipende dalle dimensioni del pubblico che si ha, dalla nicchia in cui si lavora, dalle possibilità di spesa delle persone a cui ci si rivolge e delle proprie capacità di contrattazione con i partner e gli sponsor.

L’unica cosa certa, se volessi iniziare a lavorare con i social diventando un influencer, è di informarti fin da subito in maniera approfondita sui vari aspetti legali e burocratici. Un influencer è prima di tutto un libero professionista che lavora tramite una partita IVA. Pertanto tutti i pro e i contro di questo mestiere vanno valutati anche insieme a un consulente di fiducia, in modo da svolgere le proprie attività a norma di legge.

ADV specialist

Le professioni per lavorare con i social adv specialist

L’ADV Specialist, abbreviazione di advertising specialist, è appunto uno specialista nell’ideazione, creazione e gestione delle campagne pubblicitarie online. Lavora perciò principalmente sui social con piattaforme come Instagram, Facebook, TikTok, LinkedIn e Youtube, oltre a occuparsi delle sponsorizzazioni su Google.

È una mansione che richiede sicuramente creatività ma anche parecchio senso analitico e un’ottima capacità di interpretare i dati. Questo perché è proprio dalla lettura dei dati che l’ADV Specialist può comprendere qual è l’andamento della campagna, individuando eventuali criticità e i fattori che possono spingere a migliorarne le performance.

Il background formativo di un ADV Specialist è quindi strettamente collegato a degli studi in digital marketing, che possono avvenire sia tramite master universitari che corsi post-diploma come l’ITS Digital Marketing. L’ottenimento di un titolo nell’ambito è necessario sia per acquisire maggiore autorevolezza agli occhi delle aziende in fase di assunzione, ma soprattutto per imparare le principali strategie di vendita e il processo tecnico per il caricamento e il lancio di una campagna online.

Per perfezionarsi nel mestiere, poi, diventa indispensabile l’esperienza diretta sul campo. Chi intraprende una carriera come ADV Specialist molto probabilmente all’inizio si ritroverà a gestire strategie pubblicitarie dal budget ridotto, spesso anche da poche centinaia di euro. Con il tempo e con lo sviluppo delle proprie competenze allora le responsabilità aumenteranno proporzionalmente, con la possibilità di ritrovarsi ad amministrare budget mensili che superano il migliaio di euro.

La retribuzione, di conseguenza, va di pari passo in base a tutto ciò. Un ADV Specialist ha generalmente uno stipendio di partenza di circa €25-30.000 l’anno, che può salire gradualmente fino a €70.000 o più.

Se si lavora come dipendenti presso aziende o agenzie di comunicazione possono inoltre essere previsti dei bonus extra. Chi invece opera come libero professionista, invece, può anche scegliere se richiedere un compenso variabile calcolato a partire da una percentuale sui ricavi pubblicitari. A prima vista può sembrare una scelta rischiosa, ma nel caso di campagne di successo il guadagno diventa decisamente maggiore rispetto di ingaggi con compensi già prestabiliti.

Lavorare con i social: una buona scelta per il futuro?

Da un lato la passione per i social, dall’altro il timore di non riuscire a trovare lavoro. Da tempo infatti si sente dire che il mercato è già saturo di professionisti e che non c’è più spazio per nuove opportunità.

Prima di concludere questo lungo approfondimento dedicato al lavoro con i social, è perciò giusto affrontare anche questi dubbi, domandandosi quanto tale credenza sia realmente fondata.

Se da un lato è vero che il numero dei lavoratori digitali è aumentato (erano 28,3 milioni in Europa nel 2022), è anche vero che in realtà mancano figure che siano realmente qualificate. Fino a pochi anni fa gli istituti specializzati nell’insegnamento di queste materie erano praticamente inesistenti, con il risultato che le aziende ancora adesso faticano a trovare personale competente.

Nell’eventualità in cui la preoccupazione di non trovare un lavoro ti freni dallo scegliere questa strada, devi quindi ricrederti. Per distinguersi ti basterà investire con impegno nella tua formazione, informandoti su quali sono le scuole che offrono percorsi di studio in linea con le necessità richieste del mondo del lavoro digitale.

Basta pensare che in Italia secondo una recente indagine della Commissione europea il 54% della popolazione di età compresa tra i 16 e 74 anni non ha sufficienti skill digitali. Un dato impressionante, ma che spalanca letteralmente le porte a coloro che sono disposti a studiare per lavorare con i social, avviandosi così verso una carriera di successo.

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