Come imparare a programmare da zero

Sommario Come imparare a programmare da zero

Se stai cercando di capire come imparare a programmare da zero per diventare uno sviluppatore, allora in questo articolo siamo certi che troverai delle risposte chiare alle tue principali domande.

Le informazioni online sull’argomento spesso tendono a essere poco chiare e finalizzate esclusivamente alla vendita di un corso. Qui, al contrario, cercheremo di darti una panoramica reale e sincera su cosa veramente vuol dire iniziare un percorso di studio di questo genere, con tutti i dettagli che bisognerebbe conoscere prima di iniziare.

Sei pronto? Allora iniziamo!

Cosa significa programmare?

Definizione della parola programmare

Potrà sembrare banale, ma in principio è fondamentale spiegare cos’è la programmazione e di cosa si occupa un programmatore. In alcuni casi, infatti, si pensa che lavorare nella programmazione implichi svolgere alcune mansioni che di fatto non sono di pertinenza di questo settore.

Chi si occupa di programmazione ha il compito di scrivere dei codici (che possono essere di diverso tipo) per far funzionare correttamente software, applicazioni, siti web e qualsiasi altro applicativo che necessiti di istruzioni per operare correttamente.

Imparare a programmare perciò significa imparare a leggere, interpretare e scrivere uno o più linguaggi di programmazione così da utilizzarli per contribuire alla creazione, al corretto funzionamento e all’aggiornamento dei software.

Naturalmente queste sono capacità che si acquisiscono continuamente nel tempo, soprattutto grazie all’esperienza. Ma per capire le basi e iniziare a lavorare nell’ambito è indispensabile seguire un percorso formativo che presenti perlomeno le fondamenta del mestiere.

Programmatore e sviluppatore: sono la stessa cosa?

Programmatore vs Sviluppatore

Proprio a proposito del lavoro, inoltre, è bene fare una veloce precisazione. Spesso nel linguaggio comune il termine programmatore e sviluppatore vengono utilizzati come sinonimo. Tuttavia, un programmatore e uno sviluppatore sono veramente la stessa cosa? In realtà non del tutto perché esiste una sottile differenza.

Un programmatore è colui che elabora e scrive il codice di un software seguendo però delle indicazioni date da un committente che gestisce il progetto. Sa quindi già esattamente quali sono le funzioni che deve andare a elaborare. Al contrario uno sviluppatore ha in mano anche la parte creativa, spesso occupandosi da zero dell’elaborazione del software spesso. Segue quindi tutti i passaggi relativi alla scelta delle funzionalità dell’applicativo, dedicandosi talvolta anche del lato estetico insieme al supporto di designer specializzati.

Da dove iniziare per imparare a programmare

Elenco delle cose da sapere prima di iniziare a programmare

 

Ancora prima di scegliere un corso o una scuola che ti insegni come imparare a programmare, è importantissimo avere ben chiare alcune cose che ti aiuteranno a non perdere tempo (e soldi) in percorsi di studio che non fanno per te.

Se vuoi imparare a programmare devi: 

  • Scegliere se diventare un programmatore o uno sviluppatore back-end, front-end o full stack
  • Capire in quale linguaggio di programmazione vuoi specializzarti
  • Raggiungere un buon livello di inglese

Il motivo per cui tutto questo è di estrema utilità lo trovi spiegato nei dettagli nei tre paragrafi che seguono qui sotto.

Backend, frontend o full stack? Le differenze

Elenco delle cose da sapere prima di iniziare a programmare

Gli sviluppatori e i programmatori non sono tutti uguali. Esistono infatti diverse categorie di sviluppatori e programmatori (ai quali per comodità da adesso ci riferiremo univocamente con il termine sviluppatori).

Le 3 tipologie di sviluppatori esistenti e le rispettive differenze sono:

  • Sviluppatori back-end: si occupano del lavoro di programmazione che riguarda la parte non visibile dagli utenti, il “dietro le quinte”. Ciò che fanno ha un effetto indiretto anche sull’interfaccia pubblica, ma il loro intervento riguarda il cuore di un’applicazione, ossia il vero e proprio meccanismo di funzionamento che sta alle spalle e sorregge tutto.
  • Sviluppatori front-end: ossia coloro che lavorano su ciò che invece è visibile all’utente e con la quale questi ultimi possono interagire inviando (tramite pulsanti e altri comandi) delle indicazioni e dei comandi.
  • Sviluppatori full stack: un vero mix tra backend e frontend. Sono infatti professionisti in grado di lavorare su entrambi gli aspetti grazie alle loro competenze che gli permettono di operare sul codice di un applicativo a 360°.

Per capire meglio, facciamo un esempio pratico. Se in un sito o un’applicazione c’è un modulo di contatto, lo sviluppatore back end è colui che ha il compito di far sì che il messaggio scritto dall’utente arrivi correttamente a destinazione, eventualmente conservando anche alcuni dati come nome, cognome e mail che ha inserito.

Lo sviluppatore front end, invece, si occuperà di dare una forma concreta al modulo di contatto, creando visivamente i campi in cui l’utente potrà scrivere e il pulsante che consentirà di procedere con l’invio. Di conseguenza uno sviluppatore fullstack è colui che è in grado di svolgere entrambi i compiti in maniera autonoma.

Il fatto di scegliere quale tipologia di sviluppatore si vuole diventare è importante perché potrà permetterti di individuare fin dall’inizio il corso più in linea con le tue aspirazioni, evitando di farti trascorrere del tempo a studiare argomenti che non sono di tuo interesse. Naturalmente è sempre bene avere una panoramica completa su tutto, ma allo stesso tempo acquisire competenze verticali rappresenta sempre un notevole vantaggio, soprattutto in un settore specialistico come quello della programmazione.

Se stai cercando di capire come imparare a programmare da zero  infatti, avrai forse già scoperto che chi si occupa di programmazione backend non utilizza sempre gli stessi codici di chi programma per il frontend. Ecco perché la scelta del linguaggio di programmazione è proprio il punto successivo che adesso andremo ad affrontare.

I linguaggi di programmazione: quali sono i principali

I linguaggi di programmazione più diffusi

Probabilmente avrai notato, sfogliando tra i programmi dei corsi per imparare a programmare da zero, che non tutti insegnano a utilizzare gli stessi codici. Nel mondo informatico, infatti, esistono diversi linguaggi di programmazione. Ogni linguaggio rappresenta un po’ una lingua a sé che in alcuni casi si adatta di più a essere utilizzata in certi contesti rispetto che ad altri.

Attualmente i linguaggi di programmazione più diffusi sono:

  • Java
  • JavaScript
  • Python
  • PHP
  • R
  • C/C++/C#
  • Swift

Ne esistono poi alcuni recenti che si stanno iniziando a diffondere sempre di più, ma di cui non si riesce ancora a prevedere con certezza il loro futuro. Tra questi spiccano Kotlin, Rust, MATLAB, Go e TypeScript. A seconda del tipo di sviluppatore che si vuole diventare cambiano quindi i linguaggi di programmazione da imparare.

Se il tuo obiettivo è quello di diventare uno sviluppatore back-end, allora i linguaggi di programmazione che devi imparare assolutamente sono:

  • Java
  • PHP
  • Python

Se invece sei alla ricerca di informazioni su come imparare a programmare per diventare uno sviluppatore front-end, il principale linguaggio di programmazione che dovrai studiare è Javascript. Oltre a questo dovrai conoscere molto bene l’utilizzo di HTML e CSS che non sono linguaggi di programmazione, ma sono essenziali per poter definire le gerarchie semantiche e gli stili di formattazione.

Nell’ultimo e terzo caso in cui invece tu voglia puntare a ottenere una qualificazione come Full Stack Developer allora non c’è scampo: dovrai approfondire entrambi gli aspetti. Sicuramente tale strada è la più impegnativa, perciò parti con la consapevolezza che dovrai optare per un corso della durata di almeno uno o due anni, come ad esempio l’ITS Software Architect.

Conoscere l’inglese per programmare

Dopo aver scelto che tipo di programmatore diventare e in quali linguaggi di programmazione specializzarsi manca solo una cosa: rafforzare il proprio livello di inglese.

Cercare informazioni su come imparare a programmare se prima non si ha raggiunto una buona conoscenza dell’inglese potrebbe infatti rivelarsi una perdita di tempo. Nel mondo della programmazione l’inglese viene utilizzato moltissimo, anche già durante gli studi. La maggior parte delle risorse sulla materia sono in inglese e le stesse scuole che insegnano a programmare spesso richiedono una prova di ingresso che certifichi la conoscenza della lingua.

Il livello ideale di inglese da avere per studiare programmazione è il B2, che corrisponde a un livello intermedio-superiore, a cui va aggiunto un buon vocabolario di lessico specialistico. Tali conoscenze si possono sviluppare anche come autodidatta, ma in alcuni casi possono essere ulteriormente rafforzate direttamente durante gli studi qualora ciò sia previsto dal programma del corso scelto.

Investire nella conoscenza dell’inglese è utile anche una volta che ci si inserisce nel mondo del lavoro. Gli incarichi presso le più importanti realtà richiedono l’utilizzo dell’inglese poiché operano in contesti internazionali, dove la scelta l’utilizzo di questa lingua permette di comunicare chiaramente con tutti i membri del team e con i clienti.

Corsi di programmazione: quale scegliere?

Come imparare a programmare

In Italia, così come nel resto del mondo, esistono svariati corsi di programmazione. Orientarsi tra questi non è semplice perché praticamente tutti promettono di offrire la soluzione migliore a chi vuole imparare a programmare da zero. In particolare negli ultimi anni spopolano quelli online, ai quali si affiancano alcuni percorsi più tradizionali, primi tra tutti quelli universitari.

La verità è che probabilmente non esisterà mai un corso di programmazione perfetto perché gran parte dell’esperienza la si sviluppa del campo. Tuttavia è possibile trovare la strada che più si avvicina alle tue esigenze, sia in termini di tempo che economiche.

Generalmente se si vuole imparare a programmare le opzioni sono 4, ossia:

  • Iscriversi all’università
  • Scegliere un corso ITS
  • Seguire un corso online
  • Imparare da autodidatta

Imparare a programmare all’università

L’università è il percorso più classico a livello formativo, oltre che quello maggiormente riconosciuto e stimato. Un titolo universitario, infatti, ha generalmente un grande prestigio soprattutto agli occhi delle aziende.

Per studiare programmazione all’università l’opzione migliore è sicuramente rappresentata dal corso di laurea triennale in informatica, dopo il quale si può proseguire con un titolo magistrale oppure un master. Tuttavia, prima di prendere questa scelta, è bene sapere che l’università tende a offrire delle ottime basi teoriche a discapito però della pratica. A eccezione di alcuni laboratori, potresti quindi rimanere deluso nello scoprire che il tempo dedicato alla programmazione vera e propria non è molto.

È dunque consigliabile svolgere stage extra in aziende che si occupano di programmazione, così da colmare le lacune del lato pratico. Per trovare un tirocinio ci si potrà perciò in parte appoggiare alle numerose convenzioni che le università stipulano con le realtà esterne.

Ciò richiede sicuramente un impegno maggiore, sia in termini di studio che di tempo, ma potrebbe comunque essere la soluzione migliore per chi per questioni personali e di prestigio ambisce ad avere un titolo accademico riconosciuto e più “classico”.

Studiare programmazione all’ITS

Non tutti sanno che esiste un’alternativa all’università riconosciuta dal Miur tramite la quale è possibile imparare a programmare. Stiamo parlando degli ITS, degli Istituti Tecnici Superiori (in questo caso meglio definirli tecnologici) che offrono percorsi di studio post-diploma in settori innovativi, tra cui spicca anche l’informatica.

Attenzione però: non tutti gli ITS in Italia hanno un corso di programmazione, ma molti di quelli specializzati nell’area tecnologica sì. Un corso come l’ITS Software Architect, ad esempio, ha come obiettivo proprio quello di formare degli sviluppatori full-stack, capaci di operare sia sul back end che sul front-end.

Queste tipologie di percorsi ITS sono caratterizzati dal fatto di offrire molte ore di pratica, con tirocini obbligatori in azienda. Per legge, infatti, gli ITS devono offrire erogare almeno il 30% delle ore di lezione previste sotto forma di stage. Ciò permette quindi a chi vuole imparare a programmare di accumulare esperienza sul campo fin da subito, formandosi in tempi relativamente brevi. L’impegno richiesto in genere è di due anni, che di conseguenza si traduce anche in un esborso economico minore.

Naturalmente la scelta dell’ITS non va presa troppo alla leggera: rimane comunque un percorso anch’esso impegnativo, che richiede il superamento di un test d’ingresso iniziale e di altre prove durante l’anno, al termine del quale è però possibile ottenere un diploma di V o VI livello EQF valido anche per l’accesso a concorsi pubblici.

Scopri gli ITS

Corsi online di programmazione

La diffusione di internet, dei dispositivi elettronici e naturalmente della domanda di sviluppatori esperti ha portato anche alla diffusione di corsi online. Tali corsi spesso si prefiggono di rispondere ai bisogni di chi si chiede come imparare a programmare da zero, pur non avendo la possibilità di seguire un corso in presenza.

I corsi online di programmazione infatti si rivolgono spesso ai lavoratori o a chi cerca una soluzione più comoda, da poter seguire autonomamente da casa senza ricorrere a spostamenti quotidiani se non addirittura a trasferimenti.

L’offerta in questo campo è molto varia e perciò scegliere il giusto corso online tra i tanti disponibili può essere molto complicato. In tal caso il consiglio, dopo aver scelto qual è il campo e i linguaggi in cui ci si vuole specializzare, è di leggere attentamente i singoli programmi di studio. Può inoltre essere preferibile optare per i corsi che rilasciano delle certificazioni riconosciute, pur rimanendo consapevoli che esse non sono una garanzia sicura al 100% della loro utilità.

I corsi di programmazione online spesso difatti il vantaggio di garantire maggior flessibilità, ma di contro offrono più difficilmente la possibilità di accedere a quella rete di imprese e professionisti che invece mettono a disposizione università e ITS.

La raccomandazione principale quindi è quella di optare per una strada di questo tipo solo se si è persone ben organizzate, costanti nello studio e veramente volenterosi di imparare a programmare per trasformare tutto questo nel proprio lavoro. Meglio quindi scartare fin dal principio i corsi online di programmazione di durata troppo brevi, indirizzandosi verso altri più completi e dal magari anche dal respiro internazionale, ad esempio virando verso quelli in lingua inglese.

Imparare a programmare autodidatta

È possibile imparare a programmare da autodidatta?”.

Se ti stai facendo questa domanda, allora sappi fin da subito che ti stai indirizzando verso la strada forse più economica, ma sicuramente più difficile.

Imparare a programmare da autodidatta è possibile, ma richiede uno sforzo enorme soprattutto se non si ha alcuna conoscenza di base sull’argomento. Il rischio, infatti, è quello di impiegare il doppio del tempo non solo per apprendere nuove nozioni, ma anche per capire quali sono gli argomenti e i concetti su cui bisogna focalizzarsi.

Il primo punto è quindi definire un programma di studio, ispirandosi ad esempio a quelli di altri corsi già presenti online. Dopodiché bisogna passare alla ricerca del materiale e delle fonti da cui apprendere. Le alternative qui sono diverse. Si può ricorrere a video tutorial, guide in formato PDF o libri sull’argomento. Se si vuole fare tutto a costo zero il consiglio è quello di affidarsi alle fonti online gratuite oppure alle biblioteche.

Per aiutarti a rendere il lavoro più lineare puoi impostarti un obiettivo pratico, ad esempio imponendoti di riuscire a programmare un software in grado di raccogliere e analizzare autonomamente una serie di dati. Ciò potrà essere utile per capire quali sono i passaggi necessari e concreti da affrontare per svolgere questo lavoro, oltre che per crearti un primo progetto da inserire in portfolio per proporti poi alle aziende.

… E poi? Dove lavorare se si impara a programmare

Programmatore Sbocchi lavorativi

Si sceglie di imparare a programmare per passione, ma anche per trovare un lavoro. Quello del “developer” è non a caso uno dei lavori più richiesti e meglio pagati in Italia, con uno stipendio che dopo qualche anno di esperienza può tranquillamente iniziare a superare la soglia dei € 2.000-2.500 netti al mese.

Serve comunque molto tempo e molta pratica per potersi definire uno sviluppatore esperto. Ci vogliono infatti anni per diventare un “senior” nel settore. All’inizio, quindi, la scelta migliore è quella di iniziare a ricercare posizioni di stage, specialmente se non si ha avuto modo di fare tirocini durante il percorso di studi. Se invece questo step è già stato fatto, ad esempio perché ci si è iscritti a un corso ITS che prevede già uno o più tirocini, allora ci si può candidare per figure Junior.

I contesti in cui si può facilmente trovare lavoro come programmatore o sviluppatore sono:

  • Software house
  • Agenzie di comunicazione
  • Società di consulenza informatica
  • Aziende IT
  • Società finanziarie e assicurative

In alternativa, solitamente dopo che si ha accumulato sufficiente esperienza in azienda, si può optare per la strada della libera professione. Molti programmatori svolgono la loro professione in partita IVA approfittando di alcune agevolazioni fiscali rivolte ai lavoratori autonomi. Il vantaggio in questo caso è rappresentato da una maggior flessibilità nella gestione del tempo e spesso anche da una retribuzione oraria maggiore, a cui di contro vi è la mancanza della sicurezza di un’entrata mensile fissa, come invece accade ai dipendenti.

Tuttavia queste sono prospettive che potranno essere analizzate più avanti, valutando le opportunità che il futuro potrà riservarti. Già nel 2022 il consigliere delegato di Gi Group Zoltan Daghero affermava che nel settore dell’informatica servirebbero almeno 10 volte tanto rispetto agli informatici attualmente presenti.

Le prospettive di occupazione, quindi, al momento non sembrano un problema per i programmatori e gli sviluppatori. Adesso, perciò, non ti resta che capire come imparare a programmare da zero per creare il tuo futuro in questo settore.